La psicologia cone scienza è nata nel novecento quando a Lipsia nasce il primo laboratorio sperimentale. La psicologia si propone di studiare i comportamenti umani e come questi possono essere il frutto di un apprendimento. Un comportamento appreso avviene per effetto dell’ esercizio o può avvenire per imitazione di un altro comportamento. Diverse teorie hanno influenzato la psicologia dai teorici filosofi alla psicoanalisi di Freud, ai comportamentisti, ai naturalisti, i biologi, ecc. L’uomo per adattarsi al suo ambiente deve lottare per la sopravvivenza. Questa è una citazione di Darwin, il quale attraverso gli studi sulle giraffe dal collo corto e dal collo lungo, arrivò a comprendere che sopravvive all’ambiente il più dotato ovvero dotato di una sua struttura biologica innata che gli consente di arrivare ai rami più alti dell’albero e mangiare i frutti più maturi. L’uomo perciò devo essere studiato considerando le sue caratteristiche interne e esterne in relazione con il ambiente. Freud, invece fu il padre della psicoanalisi e studiò l’uomo, considerando che oltre alla relazione con l’ambiente vi è qualcosa che da questa relazione genera i disturbi mentali. Il suo caso fu Anna O. che soffriva di isteria: una donna acculturata ,femminista che l’ottava per i più sfortunati. Freud la conobbe quando venne ricoverata in ospedale per dei forti dolori all’addome. Quando Freud, le chiese dei suoi sintomi ella rispose che aspettava un bambino che stava per nascere. Non ci fu nessuna gravidanza e nessun parto, ma Freud capì che la donna soffriva di isteria, cioè la conversione del sintomo mentale in sintomo somatico. La donna aveva momenti in cui era allegra e momenti bui dove diventava cattiva. Anna aveva paura degli sheletri che comparivano nelle sue allucinazioni. Freud la curò con l’ipnosi e l’analisi del contenuto dei suoi sogni. La donna non venne mai rinchiusa nei manicomi. Ma poi iniziò a lottare da sola a convivere con il suo malessere. Infatti, continuò a dedicarsi al suo obbiettivo: fondare un centro per orfani ebraici e ci riuscì e ne fu la Direttrice. Nel tempo divenne una donna molto stimata, ma non volle più sottoporsi ad altri metodi psicoanalitici: perché il suo medico precedente, Breuer, amico di Freud, non potette più curarla, ed ella si sentì abbandonata. Anna continuava a lottare contro il suo malessere da sola quando, nel 1936 morì, ma non da suicida, non in un manicomio, ma da donna eroica.